Non amo l’uso selvaggio del fotoritocco, ma fin da quando fu reso
disponibile per la piattaforma Windows, (credo nei primi anni 90) uso Photoshop
per intervenire su molti dei miei scatti.
Prima dell’avvento del digitale le fotografie venivano
eseguite impressionando una pellicola e portando poi la stessa in un
laboratorio per lo sviluppo. Parlando
della mia esperienza negli anni 60,70, nei nostri paesini di montagna si doveva
aspettare anche 7,8 giorni prima di avere tra le mani il frutto dei propri
sforzi! Ma poi finalmente…arrivavano,
ma…che delusione! Le stampe nella busta
che ci veniva consegnata non erano quasi mai come le avevamo pensate al momento
dello scatto. Colori piatti e sbiaditi, dominanti di colore indesiderate, sottoesposizioni,
sovraesposizioni, insomma su 20,30 foto se ne potevano salvare solo 4 o 5! Ogni volta era la stessa cosa. Veniva quasi
sempre data la colpa alla scarsa competenza del fotografo dilettante, oppure alla
macchina che non poteva competere con le macchine dei veri fotografi.
Valutazioni corrette è vero, ma spesso la verità era un’altra, il vero
colpevole era il laboratorio fotografico, che sviluppava in serie migliaia di
rullini senza tante regolazioni e messe a punto. Certo i più appassionati sviluppavano da soli i propri lavori, ma non era una cosa alla portata di
tutti. Per questi e altri motivi,
quando entrò nelle nostre vite il digitale, fui contento. Finalmente potei fare
3 cose che mi erano sempre mancate: 1 - vedere subito in un monitor la foto che
avevo appena fatto. 2 - Non consegnare le mie foto a laboratori che
le avrebbero stravolte con macchinari di sviluppo mal regolati. 3 - Eseguire
degli interventi per correggere, dove possibile, alcune pecche dovute a mille
fattori.
Nell’ambiente della stampa, e mi riferisco ad esempio al
reportage naturalistico o giornalistico, ormai da molto tempo si usano file
digitali. Giornali e riviste inseriscono nelle proprie pagine foto digitali
che, prima di essere pubblicate, vengono regolarmente ritoccate. Alcune riviste
prestigiose, come il National Geographic, pubblicano fotografie di grandi autori
che da anni sono passati al digitale. Ovviamente, vengono posti dei limiti al
fotoritocco,che non deve MAI diventare fotomontaggio, gli interventi non devono essere quindi esasperati,selvaggi. Ci sono delle precise
linee guida, che il fotografo che vuole collaborare deve osservare. Leggete
questa pagina del N.Geographic al riguardo:
Una delle cose che devono essere evitate tassativamente in un immagine che verrà pubblicata sul National Geographic è quella di togliere o aggiungere cose o elementi a una fotografia, come ho fatto io invece in questi 2 fotomontaggi:
In questo primo caso in una foto scattata in Umbria ho inserito un contadino che ho fotografato a Fai della Paganella in Trentino. |
In questa foto invece in un casolare abbandonato in Toscana ho inserito in primo piano un colubro fotografato a Villa Rendena in Trentino. |
Oggi dunque il 99% della fotografia mondiale passa attraverso il digitale. Questo è il mezzo più diffuso attualmente. Non dobbiamo sorprenderci se grandi fotografi di fama mondiale stanno impiegando nei loro lavori macchine digitali e software di fotoritocco.
Ecco degli stralci di interviste fatte a 2 grandi della fotografia quali Sebastião Salgado e Steve McCurry
Ecco degli stralci di interviste fatte a 2 grandi della fotografia quali Sebastião Salgado e Steve McCurry
Sebastião Salgado |
”. È a quel punto che qualcuno gli ha consigliato di passare
al digitale: ha cominciato con una Canon Eos 1 Mark III: “Mi sono
riaffezionato: ho ottenuto una qualità superiore al mezzo formato”. Il passo
successivo è consistito nel trovare un’equipe che lo assistesse: “Io non sapevo
neanche accendere il computer!”. Il risultato lo soddisfa molto: “Ora ho delle
stampe migliori di quelle che ottenevo dal negativo”.
Steve McCurry |
"Parliamo un po’ di tecnica. Sei un fotografo analogico o
digitale?
Adesso scatto solo in digitale.
E usi qualche software per editare le tue foto?
Si, certo. Uso programmi come Aperture, ma anche altri.
Cosa pensi delle nuove tecniche e della fotografia
sperimentale?
Penso che sia grandioso, le nuove tecnologie sono sempre
una buona idea."
Ho scelto questi 2 grandi fotografi come esempio, non solo perchè mi piace il loro modo di fare fotografia, ma perché sono la dimostrazione vivente dell' importanza di essere aperti al cambiamento. Alcuni ancora oggi sono convinti che la vera fotografia sia quella su pellicola, e guardano con sospetto il digitale. Un'altro luogo comune è, che la vera fotografia sia solo quella in Bianco e Nero. L' espressione artistica si serve di mezzi per esprimersi, non importa se un pittore dipinge col pennello piuttosto che con la spatola o con le dita. Ogni mezzo nelle mani giuste può aiutare l'artista a esprimersi al meglio. Quello che conta è il risultato. Entrambi questi autori hanno lavorato per decenni con la pellicola, ma hanno trovato nuovi orrizzonti usando ora mezzi più moderni e versatili. E per quanto riguarda la diatriba: colore o bianco e nero:
Sebastião Salgado lavora esclusivamente in bianconero con risultati eccellenti.
Steve McCurry è conosciuto come il fotografo del colore, anche lui con risultati davvero di altissimo livello.
Fotomontaggio digitale
Se, come ho già detto non amo il fotoritocco selvaggio su
fotografie che devono trasmettere la realtà, amo però di tanto in tanto creare
delle composizioni mediante la tecnica del fotomontaggio, mi diverte.
Ma non
è facile realizzare un buon lavoro, un lavoro che sia ben fatto e di buon
gusto. Bisogna avere creatività,
fantasia e conoscere bene il programma che si sta usando. Ovviamente in questo caso Photoshop la fa da padrone.
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